Romanzi e racconti

 

Qualcosa è Rimasto

Romanzo di Mauro Cortelloni

Romanzo di formazione ambientato nel fervore degli eventi che hanno caratterizzato il 1968. Narra delle illusioni e dei tormenti tipici di quei momenti, condensati nella storia di un gruppo di amici.

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Cosa è rimasto del ’68?

A questa domanda cerca una risposta il romanzo di Mauro Cortelloni “Qualcosa è rimasto – Nel fervore del ’68 illusione e tormento nella storia di un gruppo di amici”. Pagine 246 – Ed. Il Fiorino.

                                                             

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   Intervista all’autore.

  Come è nata l’idea del libro e quando

Il tormento che accompagna il percorso verso l’età adulta, è un tema che mi ha sempre affascinato.

Avevo appena pubblicato “Adolescenza, istruzioni per l’uso” e non ho resistito alla tentazione di scrivere           una storia simbolica di quella fase della vita. Ambientarla nel ’68 è stata una conseguenza naturale

perché è allora che l’adolescenza si è guadagnata il titolo di categoria sociale ponendosi

in conflitto aperto con gli adulti. “Siate realisti, chiedete l’impossibile”è uno slogan che figura anche nella     copertina del   libro.

Coniato in quel momento, in un prudente parallelo e con gli ovvi distinguo, potrebbe adattarsi anche alla       confusa società di oggi.

C’è qualcosa di autobiografico?

I fatti in sé non sono autobiografici, lo è invece l’atmosfera che si respira nel corso della storia e i sentimenti attribuiti ai vari personaggi che la animano. Ma credo che in certa misura tutti i romanzi abbiano questa caratteristica: inventare emozioni che non si provano o non si conoscono è rischioso perché ostacola la sintonia col lettore.

 Quanto hai impiegato per scriverlo?

Durante un viaggio in treno Milano Roma, ho tracciato lo schema del libro in una mappa mentale. Eravamo attorno al 2002 poi la stesura, come spesso accade per i romanzi, ha avuto una lunga gestazione. Infine è arrivato il cinquantenario del ’68 e dello storico concerto di Woodstock ed ecco che siamo giunti alla pubblicazione.

 Il tuo personaggio preferito?

Difficile dirlo, Ivano è il protagonista, è quello che dai dieci ai diciotto anni passa da una isolata vita di campagna ai tumulti del ’68 cambiando profondamente, fino a diventare un attivista del movimento studentesco. Ma nel gruppo di amici che man mano si costituisce sono anche altri i personaggi ai quali sono affezionato: l’Annalisa (figura nella copertina del libro) che rappresenta un po’ il riscatto del genere femminile, il delicato Luca “rivoluzionario” appartenente a una facoltosa famiglia, il pragmatico Carlo il cui padre comunista vorrebbe vederlo sulle sue orme, Carboni dalla forte personalità che si rivela più romantico degli altri. Poi ci sono i “fighetti” della borghesia liceale che affascinano il protagonista con la loro vita disinvolta e luccicante.

Sapevi già all’inizio come sarebbe andata a finire?

Solo in linea di massima. Scrivere un romanzo è come navigare in alto mare: circostanze impreviste impongono variazioni sulla rotta tracciata.

Si  giunge infine alla domanda implicita nel titolo del romanzo: cosa è rimasto di questo tormentato momento della nostra storia?

Non la paglia che brucia faccio dire a uno dei personaggi del libro, ma La brace che scalda. Una brace che rappresenta quel che resta in tutti noi della fase adolescenziale. Al termine di questo percorso che porta Ivano e i suoi amici alla soglia dell’età adulta, rimane un modo di vedere, vivere e giudicare che potrà non essere capito, forse combattuto, ma non ignorato. Dalla beat generation ai movimenti studenteschi, giovani adolescenti entusiasti hanno fatto vivere alla società il rischio, proprio dell’età adolescenziale, di non fermarsi prima del non ritorno. Un vento che soffierà sempre, lieve e impalpabile, ma capace di mutare per sempre il modo di affrontare il nuovo oltre la collina”.

In copertina: Annalisa quadro olio su tela, dipinto dall’autore.

 


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